Caterina Boratto
La donna che visse tre volte
Caterina Boratto è nata a Torino il 15 marzo 1915. Esordisce nel cinema con Guido Brignone nella parte della figlia del tenore Tito Schipa in Vivere! (1937).
In Marcella (1937) dello stesso Brignone recita con la grande Emma Gramatica.
Nel successivo Chi è più felice di me! (1938) ritrova Tito Schipa e nel ruolo di una cantante di varietà dimostra il talento di chi ha studiato pianoforte e canto.
Si rivela a suo agio anche nella commedia brillante nei panni di un’algida principessa russa: Hanno rapito un uomo (1938) di Gennaro Righelli, vicino a un magnifico Vittorio De Sica canta in russo.
Nel successivo I figli del marchese Lucera (1938) di Amleto Palermi nel ruolo della figlia illegittima di un nobile conferma la sua vocazione al racconto popolare.
Nel 1939 la Metro Goldwyn Mayer che distribuisce Vivere! in America, le offre un contratto e Caterina varca l’oceano, come già aveva fatto decenni prima suo nonno emigrante a New York. Nel 1939 parte per Hollywood dove Louis B. Mayer intendeva fare di lei la nuova Jeannette MacDonald, stella del genere sentimental-canoro, ma il suo debutto, nonostante il lancio pubblicitario e gli ottimi provini, è rinviato.
Quando anche gli Stati Uniti entrano in guerra Caterina, italiana e quindi nemica, deve rientrare in Italia. Torna a lavorare con Brignone ne Il romanzo di un giovane povero (1942) accanto ad Amedeo Nazzari.
Gli anni 1942-43 furono terribili per tutti e anche una diva del cinema vive drammi familiari reali: nel dicembre del 1942 muore l’ufficiale di aviazione ed eroe di guerra che doveva sposare, Guido Guidi. È fucilato a Cefalonia nel settembre 1943 il fratello amatissimo Filiberto, nel 1944 l’altro fratello Renato entra nella Resistenza.
Dopo il dramma storico Dente per dente (1943) di Marco Elter, tratto da Measure for measure, interpreta come protagonista una ragazza-madre in Campo de' fiori (1943) di Mario Bonnard. Nel film si contendono la scena due mostri sacri: Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Federico Fellini collabora alla sceneggiatura, poi da regista svolgerà un ruolo decisivo nella seconda parte della sua carriera. Nel 1944 si ritira dal cinema e sposa Armando Ceratto, un ingegnere proprietario della Clinica Sanatrix di Torino, dal quale ha due figli. Per alcuni anni resta lontana dal mondo del cinema, ma non dagli amici più cari.
Tra questi, Riccardo Freda, che nel 1951 le affida un ruolo importante nel melodramma Il tradimento a fianco di Amedeo Nazzari e Vittorio Gassman.
Nel 1963, mentre esce da un grande magazzino di Roma con in testa uno dei suoi mitici cappelli, incontra Federico Fellini, che al posto della remissiva ragazza di Campo de’ fiori trova una donna nello splendore della sua piena bellezza. Le affida così la parte della Signora Misteriosa di 8 ¹/2 .
Nel 1965 la vuole come madre dalla regalità inarrivabile della Masina in Giulietta degli spiriti. Piero Gherardi, geniale autore dei costumi, la trasforma in una icona di bellezza. Con Fellini recita anche in Block-notes di un regista (1969) e in Satyricon dove le affida il ruolo di una matrona libidinosa, ma in sede di montaggio, forse per non infrangere il ricordo di una donna idealizzata, taglia la scena. Restano solo delle foto scattate da Franco Pinna. La carriera della Boratto ha una ripresa immediata, lavora con Alessandro Blasetti (Io, io, io… e gli altri 1965) destreggiandosi nei generi più disparati, dai musicarelli come Stasera mi butto (1967) e Angeli senza Paradiso (1970) di Ettore Maria Fizzarotti, a Non stuzzicate la zanzara di Lina Wertmüller al fumetto, Diabolik, di Mario Bava, alla parodia dei film peplum del bravo Enzo G. Castellari, Ettore lo fusto, 1972. Nel 1974 si cimenta in un film conventuale-piccante: Storia di una monaca di clausura di Domenico Paolella.
Molto spesso interpreta ruoli di contessa e nobildonna. Gira due film con Dino Risi Il Tigre (1967) in cui è la madre della lolita che seduce Vittorio Gassman e nei panni di un’anziana attrice, che vorrebbe rivivere il suo amore di gioventù con un capocomico, Primo amore (1978). Il grande Ugo Tognazzi lo ritrova in Amici miei Atto III di Nanni Loy (1985). Un’occasione internazionale è il film di guerra Castle keep / Ardenne '44: un inferno, di Sidney Pollack (1969).
Divenuta una sicura caratterista, torna a imporsi all’attenzione dei critici con Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini, è l’incontro e il ruolo della vita.
Nei panni della contessa Von Gassner è al fianco di Jean Pierre Cassel nell’elegantissimo Ehrengard di Emidio Greco (1982).
Nello stesso anno interpreta una Madame Faustine impreziosita dal costume di Gabriella Pescucci nella Nuit de Varennes di Ettore Scola.
Grazie a Luciano De Crescenzo batte la corsa sul tempo a fianco di Massimo Serato in 32 Dicembre. Con Lo zio indegno di Franco Brusati ha l’opportunità di tornare a recitare per la terza volta con Vittorio Gassman. Anche se il partner con cui ha girato più film, cinque, è Giancarlo Giannini (Once upon a crime, Sette criminali e un bassotto) di Eugene Levy. Nel 1984 è insieme a Claudia Cardinale in Claretta di Pasquale Squitieri.
Particolarmente intensa è stata, dagli anni Settanta all'inizio degli anni Novanta, la sua attività televisiva; Anna Karenina, Bel Ami, Lulu di Sandro Bolchi. Morte a passo di Valzer di Giovanni Fago, Scherzare col fuoco di Giorgio Pressburger, Il giovane dottor Freud di Alessandro Cane, Un caso d’incoscienza di Emidio Greco, La freccia nel fianco di Giovanni Fago. I ragazzi di celluloide 2, La contessa dell’isola dai Racconti del Maresciallo di Mario Soldati. Villa Arzilla di Gigi Proietti. Dal 1966 lavora per la televisione americana: Sophia di Robert Butler della serie I spy. The Far Pavillons di Peter Duffel. Vendetta II: The New Mafia di Ralph Thomas.
In teatro nel 1980 recita ne Il cavalier parigino e l’anno successivo torna al bel canto con La principessa della Czarda per la regia di Filippo Crivelli al Teatro Massimo di Palermo. Nel 1988-90 Giuseppe Patroni Griffi la convince a recitare in Sei personaggi in cerca d'autore insieme a Mariano Rigillo e Ilaria Occhini e in Ciascuno a suo modo dove indossa un abito creato dal premio Oscar Gabriella Pescucci.